Dasgupta review: La nuova frontiera economica

Equilibrio ecologico Dasgupta Review

Dopo 2 anni di ricerche commissionate dal governo britannico, il primo febbraio è stata pubblicata il rapporto “The economics of biodiversity” condotto dal Dasgupta Review dell’Università di Cambridge: uno sguardo sulla nuova frontiera economica.

Il rapporto costituisce un nuovo ed importante tassello per tutte quelle economie che, seppure in forte ritardo, stanno incominciando ad interrogarsi sulla possibilità di una “transizione ecologica” . Tra queste economie anche quella italiana, visto che in Italia finora il discorso è rimasto in bilico sull’orlo dei cassetti di pochi politici illuminati, e oggi sembra ne voglia uscire dopo un timido tentativo del governo Conte bis ed ora dopo le dichiarazioni del nuovo premier Draghi.

E’ una questione di equilibrio ecologico

Come risulta evidente anche dal mio recente EQ Simulation Project, attualmente la popolazione sta utilizzando più risorse di quante il pianeta ne possa rigenerare. Precisamente per soddisfare i bisogni umani attuali senza intaccare la bio-capacità del pianeta, ad oggi avremmo bisogno di 1,6 pianeti Terra. In pratica stiamo superando l’equilibrio biologico (overshoot) di oltre il 60% delle capacità rigenerative del pianeta. Ma questa è la classica “media del pollo”, in realtà esistono nazioni con ampie riserve di bio-capacità (che per cui consumano risorse in misura minore alla loro capacità rigenerativa), ed altri paesi che voracemente consumano anche le risorse degli altri, e anche più.

Quali scenari?

L’EQ Simulation mette in evidenza come per esempio l’Italia abbia un EQidx (che per essere in salute dovrebbe essere compreso tra 0 e 1) a 4,27. Questo cosa vuol dire?

  1. Che se tutti nel mondo avessero lo stile di vita degli Italiani e le risorse degli Italiani, servirebbero 4,27 pianeti per soddisfarne le esigenze. *
  2. Che se dovessimo vivere in un Pianeta Italia (escludendo perciò il resto del mondo), l’Italia per arrivare in una situazione di Equilibrio ecologico, per garantire le stesse condizioni alle generazioni future,  avrebbe 4 possibili aree di soluzioni:
    • Ridurre la propria popolazione a poco più di 14 milioni di abitanti (-76,6%)
    • Ridurre l’impronta ecologica pro-capite, e per cui (anche se non necessariamente nella stessa misura) i consumi della stessa percentuale (-76,6%)
    • Aumentare l’efficienza bio-produttiva del territorio del 326,3% (praticamente quadruplicarla
    • Adottare azioni per ottenere un mix dei 3 risultati precedenti, per cui riducendo popolazione e consumi in misura minore dei punti precedenti, e aumentando l’efficienza bio-produttiva in misura meno drastica. Oltre a ciò, dovremmo non ragionare in termini di paese ma in termini globali, accettando di fatto che ci siano sempre paesi in deficit di bio-capacità anche se in misura minore, e altri che avranno sempre riserve di bio-capacità (v. BMFH Simulation)

Come fare?

Nella realtà tutto ciò è di fatto irraggiungibile nel medio periodo. Oggi abbiamo “sforato” veramente troppo e questa è la situazione di molti dei paesi più sviluppati. Tuttavia il rapporto “The economics of biodiversity” suggerisce che in fondo una strada è possibile, a patto che la si intraprenda al più presto. Il rapporto ci fa capire anche che il nostro modello economico non è solo superato, ma VA superato in questa direzione. L’Agenda 2030 dell’ONU rimane una linea guida per azioni economiche, politiche e intergovernative, ma non è tutto… il cambio di passo lo faremo solo trasformando l’attuale paradigma con una reale “transizione ecologica”.

Dasgupta Review

Il rapporto “The economics of biodiversity” di Dasgupta Review, accuratamente realizzato, sottolinea questo punto critico: il superamento non sta solo facendo precipitare la biodiversità, ma anche l’economia umana. Chiarisce la necessità di rimanere all’interno della capacità rigenerativa del pianeta. E le implicazioni sono inequivocabili: misuriamo le cose sbagliate, e sottovalutiamo la natura.

Viene fortemente sottolineata l’importanza dell’impronta ecologica e della misurazione della bio-capacità. Il rapporto è ancora più potente perché è emesso da un ministero delle Finanze e scritto da un rispettato economista, piuttosto che da un membro delle comunità ambientali o scientifiche. La cosa più interessante è che in questo rapporto si tratta chiaramente l’economia come un sottosistema della biosfera.

Conclusioni

L’ affermazione secondo cui l’economia è un sottosistema della biosfera, e che la natura finita del pianeta contiene anche le possibilità economiche dell’umanità, porta inevitabilmente ad uno scontro tra gli economisti tradizionali e quelli che faticosamente negli ultimi decenni stanno cercando di cambiare il volto dell’economia, riconoscendo questo nuovo paradigma come base di partenza per qualsiasi nuovo modello economico.

Anche l’Economist mette in evidenza questo importante rapporto, e questo è un grande passo avanti; significa che la resistenza al cambiamento sta incominciando a sgretolarsi. Per chi crede realmente in una via possibile per un mondo più sostenibile, consiglio vivamente di dare un’occhiata al rapporto del Dagupta Review!

Articolo in parte ispirato ad una review di Global Footprint Network

*applicando lo stesso ragionamento per gli Stati Uniti scopriamo invece un EQidx di 2,19, migliore di quello italiano nonostante un impronta ecologica (indicatore anche dei consumi) doppia rispetto a quella italiana, poiché la biocapacità di quel territorio è attualmente tripla.

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